La vitamina D nella prevenzione e nel trattamento di varie patologie; controindicazioni e avvertenze per l’integrazione.
Livelli più alti di vitamina D possono aiutare a prevenire e/o trattare diverse patologie. Ne parliamo oggi con Francesca Mister in questo terzo ed ultimo post dedicato all’argomento.
Se non hai letto i primi 2, ecco i link:
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Controindicazioni e avvertenze
C’è un numero estremamente ridotto di controindicazioni alla integrazione di vitamina D. In elenco le condizioni in cui è necessario ottenere il benestare dal proprio medico prima di assumere qualsiasi forma di vitamina D, ed in cui si dovrebbe essere monitorati più da vicino rispetto a persone senza queste condizioni.
Ipercalcemia, i livelli ematici del calcio sono alti. I livelli di calcio ematico alto o le condizioni che possono portare a livelli elevati di calcio come: sarcoidosi, tubercolosi, malattia paratiroidea o avere subito un trapianto di organi sono controindicazioni alla vitamina D.
Malattia paratiroidea. Se si è in presenza di una malattia paratiroidea e si subisce un intervento chirurgico per correggerla, allora è necessario parlare con il proprio medico circa l’avvio della terapia con vitamina D, perché la malattia paratiroidea molto frequentemente causa la caduta dei livelli di vitamina D per evitare che i livelli di calcio aumentino ulteriormente.
Si possono anche verificare una serie di condizioni e stati di malattia in cui bisognerebbe assolutamente correggere la carenza di vitamina D, ma integrando con la supervisione del medico e frequenti controlli ematici. Purtroppo di solito la scelta più frequente del medico è quella di non integrare affatto.
Calcoli renali. Una storia di calcoli renali non è una delle controindicazioni ad integrare la vitamina D, non c’è prova infatti che la vitamina D contribuisca ad aumentare la formazione di calcoli renali.
Insufficienza renale e la dialisi. L’insufficienza renale e anche la dialisi non sono controindicazioni alla integrazione di vitamina D. L’uso della vitamina D è molto ben studiato nei soggetti con insufficienza renale e sembra essere molto utile in termini di miglioramento dell’umore, prevenzione o ritardo dell’iper-paratiroidismo e sembra persino migliorato il tasso di sopravvivenza.
Aumento del dolore con assunzione di vitamina D. Un aumento dei sintomi del dolore dopo l’avvio della terapia con vitamina D non rappresenta un effetto secondario della vitamina D, ma non si nega che si possa creare, e la spiegazione è molto semplice. Il dolore è dovuto al fatto che la vitamina D costringe il calcio a ritornare nelle ossa demineralizzate. L’acqua viene assorbita dalle ossa insieme al calcio. Questo gonfia le ossa leggermente e spinge contro il periostio, la membrana non flessibile che avvolge le ossa. Il periostio ha un numero significativo di recettori del dolore e questo può essere vissuto come dolore osseo. Per coloro che hanno già un dolore da carenza di vitamina D, il dolore può peggiorare, mentre quelli che non hanno dolori alle ossa, potrebbero provarlo al primo approccio terapeutico. Questo dolore riferito alle ossa è temporaneo e dovrebbe risolversi in poche settimane. Poiché il dolore è un’indicazione delle ossa demineralizzate, è probabile che l’interruzione della terapia lasci queste persone con le ossa che continuano a diventare demineralizzate. Capire perché il dolore viene vissuto e tentare di gestirlo con antidolorifici naturali, magnesio, relax, bagni caldi, ecc. è sicuramente un’idea migliore.
Neonati e anziani. Né l’infanzia né l’età avanzata sono controindicazioni alla vitamina D. In effetti, entrambe queste categorie vengono trascurate, in quanto hanno probabilmente più bisogno di vitamina D rispetto ad altre categorie di età, ma sono meno propensi ad ottenerlo.
Cancro o malattie gravi. La vitamina D dovrebbe essere uno “standard di cura” richiesto per quasi tutte le malattie gravi che ci sono. Migliora il sistema immunitario, migliora l’umore, protegge le ossa dalla demineralizzazione che si verifica con dialisi, chemioterapia, steroidi e immobilità.
Allergico alla vitamina D. Mentre l’allergia sarebbe una controindicazione, tuttavia, praticamente nessuno ha una vera reazione allergica a questa vitamina. È necessaria per la vita! Ci sono alcune persone che ottengono effetti collaterali dalla vitamina D come prurito, ma questo è spesso a causa degli ingredienti e/o eccipienti della vitamina D stessa.
Malattia epatica o insufficienza epatica. Malattia epatica e/o insufficienza epatica non sono una delle controindicazioni alla vitamina D. Mentre ci vuole un fegato sano per convertire la vitamina D nella sua forma attiva, basta semplicemente prendere più vitamina D per ottenere i livelli ematici fino ai livelli raccomandati di vitamina D. Ma non vi è alcun motivo per non prescrivere vitamina D in caso di malattie del fegato, ma anzi le persone che soffrono di questa problematica dovrebbero avere più vitamina D al fine di fornire al loro sistema immunitario tutto l’aiuto che possono ottenere.
In conclusione, sono poche le persone che rientrano nell’unica categoria di alti livelli di calcio, che è l’unico e principale problema della terapia con vitamina D. Pertanto, non ci sono controindicazioni assolute alla integrazione di vitamina D se il soggetto è in grave carenza, perché la vitamina D è una sostanza essenziale per la vita del corpo umano. Ci sono, invece, condizioni in cui è meglio integrare solo in presenza di un monitoraggio accurato da parte del medico e con controlli più frequenti resi dagli esami ematici.
Gli studi hanno poi mostrato che esistiono alcune molecole e gli integratori che lavorano bene con la vitamina D e sono in particolare magnesio, vitamina K2, vitamina A, boro, Omega 3 e vitamina B2.
Le patologie dovute a carenza di vitamina D
Come è possibile che la vitamina D possa avere una così ampia gamma di benefici terapeutici in relazione alla salute umana? Semplice: i VDR (i recettori della vitamina D) sono presenti nella maggior parte delle cellule e dei tessuti del corpo (intestino tenue, colon, osteoblasti, linfociti T e B attivati, le cellule beta pancreatiche e la maggior parte degli organi del corpo, compreso il cervello, il cuore, la pelle, le gonadi, la prostata, la mammella e le cellule mononucleate).
L a ricerca mostra che livelli più alti di vitamina D possono aiutare a prevenire e/o trattare diverse patologie. Tra le patologie legate alla carenza di Ormone D vi sono:
– patologie cardiovascolari, come ipertensione arteriosa;
– dell’apparato respiratorio, come asma, allergie e malattie invernali, come l’influenza;
Figura 3 – I VDR della vitamina D
della pelle, come acne, eczema, tumore alla pelle, capelli, lupus eritematoso cutaneo, melanoma, orticaria;
– dell’apparato gastro-intestinale, come prevenzione al colon irritabile e al Morbo di Crohn, Steatosi Epatica, gastrite, per migliorare il microbiota intestinale e la situazione di obesità;
– dell’apparato osteo-schelettrico, come artrite reumatoide, osteoporosi e osteopenia;
– del sistema nervoso, come Alzheimer, Parkinson, Disturbo del Deficit di Attenzione nel Bambino, autismo, depressione, epilessia, emicrania e cefalea primaria, fibromialgia, miastenia gravis, sclerosi multipla;
– dell’apparato urinario, come insuffienza renale e vescica iperattiva;
– del sistema endocrino, aumento del colesterolo, Diabete di tipo 1, tiroide di Hashimoto;
– dell’apparato sessuale legate alla prevenzione dell’aborto, a patologie ginecologiche, al mantenimento della fertilità, a sindrome premestruale, al parto, allo sviluppo del feto e dell’allattamento.
Vitamina D e CoViD-19
All’inizio poteva sembrare solo un consiglio da web, o addirittura una fake news: la vitamina D può aiutare a prevenire il rischio di contrarre il Covid-19. La sua carenza invece è un fattore di rischio.
In Italia era stato confermato da due docenti dell’Università di Torino, Giancarlo Isaia e Enzo Medico.
I loro primi dati dimostravano che molti pazienti ricoverati per la patologia presentano un’elevatissima prevalenza di Ipovitaminosi D. Ma erano subito stati criticati perché “non convalidati scientificamente”.
Ora però uno studio ufficialmente pubblicato dai ricercatori della Università di Cambridge e del Queen Elizabeth Hospital di Londra, dimostra che in Europa esiste un’associazione tra bassi livelli di vitamina D, il numero dei casi e il tasso di mortalità. Gli studiosi hanno in particolare analizzato la situazione in Italia e in Spagna, dove sono stati riscontrati i tassi di mortalità più elevati, e hanno dimostrato che le popolazioni di entrambi i Paesi hanno in media livelli più bassi di Vitamina D rispetto al resto della popolazione europea.
Livelli più alti di Vitamina D, invece, si trovano nel nord Europa, sia perché molte persone assumono integratori, sia perchè i cibi sono fortificati, sia perché essendo l’irradiazione solare meno potente, non viene evitata (come capita al sud) nè si usano creme solari che impediscono l’assorbimento dei raggi UVB. Ovviamente non si tratta di assumerla pensando che possa effettivamente essere una panacea, perché sono tanti i fattori che determinano la gravità della malattia. Ma è sicuramente possibile dire che disporne una buona quantità favorisce condizioni migliori di salute.
Come viene evidenziato nel grafico, i casi di persone che hanno contratto il virus e i casi di mortalità sono più frequenti se i livelli di vitamina D sono inferiori alle 50 nmol/L. Mentre i casi diminuiscono notevolmente con valori compresi tra i 50 nmol/L e gli 80 nmol/L, scomparendo sopra gli 80 nmol/L.
Figura 4 – Livelli medi di vitamina D rispetto a casi di Covid-19 e mortalità su 1 milione di abitanti.
Il presente articolo è stato estratto dalla tesi “Vitamina D: giornaliera come il sole”, di Francesca Mister diplomatasi presso l’Accademia di Naturopatia, il 26 settembre 2020. Francesca, esperta in nutrizione sportiva, segue da anni atleti e sportivi, promuovendo uno stile di vita sano e naturale e con un’attenzione particolare all’integrazione sportiva e al benessere.
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